martedì 15 marzo 2011

La salvezza...

"anche un cuoco può essere utile in una bufera,
anche in mezzo a un naufragio si deve mangiare"
(Il cuoco di Salò, Francesco De Gregori)
Pochi giorni fa il Giappone è stato annientato da uno dei terremoti più potenti della storia. Le immagini dell'onda anomala che ne è seguita, riempiono le televisioni. "Apocalisse", "ecatombe", sono alcune delle parole usate dai giornali. Diecimila morti, per ora. Un terremoto, uno tsunami e una catastrofe nucleare in ventiquattro ore, su uno stesso Paese. Otto virgola nove gradi della scala Richter hanno sollevato la Terra e l'Oceano Pacifico facendo poi esplodere una bomba atomica impropria. Diecimila morti. Eppure, anche se questi morti si triplicassero, sarebbero un decimo di quelli causati da un terremoto più modesto, senza tsunami e senza esplosione nucleare, avvenuto a gennaio dello scorso anno ad Haiti. Solo sette gradi della scala Richter, trecentomila morti. Com'è possibile?
Le proporzioni di una catastrofe evidentemente riescono a diventare relative.
E così guardo, nelle immagini dei telegiornali di tutto il mondo, un'onda marina di dieci metri di altezza invertire la corrente di un fiume e sommergere una città, spostando interi quartieri. E, con tutta la dovuta vergogna, non riesco a non pensare alle somiglianze di questo con il mio "terremoto", con il mio "tsunami", con la mia "bomba nucleare".
Ecco. Un giorno, ormai quasi due anni fa, quando avevo perso tutto ciò che di non materiale si può perdere, ci fu chi pensò di aiutarmi procurandomi un animale. Un animale in quella catastrofe umana. Non posso fare a meno di sorridere di stupore. Come si può, davanti a una crisi esistenziale del genere, pensare di contribuire a limitare i danni con un animale? Quell'animale non contribuì a limitare i danni. Non si limitò a questo. Quell'animale mi ha salvato la vita.

Federico capì. Lui aveva capito tutto di quella mia sciagura umana. Forse fu l'unico a comprendere.
E mi disse: "Secondo me dovresti prenderti un altro gatto". Un altro. Perché uno, il primo, l'avevo perso nel mio cataclisma. E l'avevo cercato tra le macerie, nel freddo e nel silenzio, urlando il suo nome fino a segarmi la gola. Ma ormai era andato: ero stato io a lasciarlo andare. Una vittima sacrificale della mia strage. Un altro morto. E così Federico mi trovò una cucciolata. E mi mise in mano un biglietto con un numero di cellulare e un indirizzo.
Quando vidi Andrea la prima volta, mi sembro brutta. Un po' bianca, un po' grigia, un po' tigrata. Con la punta della coda spezzata. Tenera come può essere un cucciolo di tre settimane, ma indefinibilmente brutta. Restai dieci minuti a guardarla, mentre giocherellava e cascava ogni tre passi. Poi, mi resi conto che io mi sentivo proprio così come lei mi sembrava: brutto, macchiato e senza equilibrio. E che, forse, per questo motivo quella imperfetta pallina di pelo era l'unica vita che poteva condividere il mio vuoto e il mio silenzio. Così la misi in una gabbietta di plastica e montammo in auto.
Non appena si rese conto di essere rinchiusa, cominciò a gemere disperatamente, infilando il piccolo muso tra le sbarre della gabbia in convulsi tentativi di fuga. E mentre cercava la libertà allungando la minuscola zampa e aggrappandosi a qualsiasi cosa fosse fuori da quella cella di plastica, mentre provava inutilmente tra miagolii strazianti a scavarsi la salvezza sul fondo della prigione, io sentii tutto il dolore che stava provando. Sentii lo spezzarsi di ogni singola fibra del suo cordone ombellicale in quello strappo. Ogni goccia di quella disperazione. Infine si arrese. Le accarezzai la zampa per qualche minuto, mentre guidavo verso casa, e lei si addormentò.
Non so se quello è stato un buon destino per lei. Ma cerco di pensare che è stato meglio di altri.
Andrea oggi vive la mia vita. Io vivo la sua. Non parla, ma a volte sembra capire. Lei è solo una bestia, io solo un essere umano. Entrambi siamo "...soltanto due animali...".

2 commenti:

  1. LA TUA GATTINA, CHE MERAVIGLIA! IO ADORO GLI ANIMALI E MOLTISSIMO I GATTI. SONO CERTO CHE TI ABBIA SALVATO IN UN MOMENTO DIFFICILE DELLA TUA VITA. E' UNA COSA BELLISSIMA. LEI E' UN ANGELO. E CAPISCO IL TUO SENSO DI COLPA.
    SPERO DI SENTIRE PRESTO I TUOI BRANI.

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  2. è privilegio dei soli gatti fare del gomitolo di pensieri il salvifico gioco di graffi e risa, purtroppo...

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